giovedì 27 luglio 2017

#lonatocheverrà: interventi del 25 luglio

In mattinata l'intervento della Prof.ssa Ivana Passamani sulle modalità percettive di un paesaggio ha evidenziato un aspetto importantissimo su come procedere nelle considerazioni in merito alla valorizzazione di Lonato sia in relazione al suo patrimonio immobiliare che paesaggistico.
Il tema centrale della sua lezione è stato quello dell'inclusività che deve diventare un elemento importante nell'approccio moderno alla progettazione.
Nello descrivere le modalità con cui ci si approccia ad un manufatto la professoressa ha evidenziato le diverse nature della percezione umana che sono legate non solo alla vista, ma anche al tatto, all'odore, ma sopratutto al rumore.
Molto spesso questi caratteri sono sottovalutati e spesso siamo portati a pensare che la costruzione di un paesaggio, di una città e di una architettura siano frutto di scelte causali o, per i più sensibili, a processi prettamente estetici - stilistici.
Dalla sua relazione è emerso, invece, un modo di leggera la realtà estremamente complesso e fortemente legato alle considerazioni filosofiche e morali di un dato momento storico.
Questa complessità di relazioni si manifesta con la giustapposizione di elementi che vanno dalla piccola scala del dettaglio architettonico a quella vasta del suo rapporto con il paesaggio che lo circonda.
Per questo motivo diventa fondamentale imparare a leggere in modo complesso ed esaustivo non solo i collegamenti tra le parti architettoniche, ma anche e sopratutto i riferimenti ed i rimandi tra la piccola scala dell'edificio e la grande del paesaggio.
In quest'ottica poi la progettazione deve necessariamente confrontarsi con la molteplicità dei connotati interpretativi legati ai sensi, imparando dalla disabilità forme e modalità nuove di “leggere” un dato elemento; ad un ipovedente, infatti, la città non è certamente riassumibile in uno semplicistico sky-line, ma diventa un contenitore esperienziale potenzialmente “infinito” fatto di relazioni tra i rumori che essa produce nelle varie ore della giornata, gli odori che in essa si percepiscono e le diverse sensazioni che trasmette, ad esempio, toccando i suoi muri, in relazione ai diversi materiali da costruzione utilizzato.
Se sapremo farci carico di questa nuova complessità potremmo produrre un nuovo modo di progettare che possa confrontarsi davvero e compiutamente con un intera porzione di cittadinanza che attualmente ne è esclusa, producendo un nuova architettura, una nuova città ed un nuovo paesaggio finalmente inclusivo delle sue “peculiarità”.
Questo aspetto poi non produrrà vantaggi esclusivamente per le categorie di disabilità che attualmente sono marginalizzate, ma offrirà una nuova opportunità di salvaguardia dei connotati compositivi e paesaggistici attualmente a rischio.
Leggere la complessità della città con gli altri sensi, infatti, darà nuova linfa alle istanze conservative dei caratteri storici che saranno valorizzati da ulteriori elementi degni di tutela.
Risulta evidente da questo contributo che anche per Lonato si apre una stagione di valorizzazione nuova se saprà far proprie queste considerazioni e decidere di giocare il proprio futuro sul tema dell'inclusività, ponendosi in questo modo come alternativa reale ai modelli di sviluppo attualmente presenti nei suoi dintorni.

Nel pomeriggio abbiamo visitato con Gabriele Lovisetto l'Oasi di San Francesco a Desenzano del Garda, un Monumento Naturale di Regione Lombardia che stupisce per la sua bio-diversità e per la sua capacità di porsi come un'alternativa allo sviluppo caotico dell'edilizia gardesana, ergendosi in questo modo a pilastro per una differenziazione delle offerte, anche in chiave turistica, del basso lago di Garda.
L'Oasi offre paesaggi campestri e lacuali composti da peculiarità vegetali e animali che trovano nella sua pace un momento di tranquillità grazie all'azione dei volontari che la gestiscono.

domenica 23 luglio 2017

#lonatocheverrà: intervento del pomeriggio del 21 luglio

Nella seconda parte della giornata è stato presentato un innovativo sistema costruttivo a secco denominato “mattone Brix”, ad opera di un gruppo di giovani bresciani laureati in ingegneria edile architettura. Si tratta di un sistema modulare in legno lamellare in grado di essere assemblato a secco con la sola interposizione di un lamina di acciaio imbullonata ed un trefolo, anch'esso d'acciaio, di controventatura.
Con l'assemblaggio di solo due tipologie di “mattone Brix” è possibile realizzare pareti e solai strutturali, senza bisogno di nessun altro elemento; questo rende molto facile la costruzione che può essere fatta in proprio e senza ricorrere a maestranze eccessivamente qualificate.
L'elemento è in grado di realizzare edifici fino a tre piani in assoluta sicurezza sia dal punto di vista strutturale che termico e sismico.
In merito al consolidamento sismico lo stesso gruppo di giovani ha presentato uno strumento in grado di dare l'impronta sismica di un edificio che permette di avere uno stato complessivo della qualità del costruito da confrontarsi con l'esito di un terremoto, avendo così un rapido strumento per valutare la stabilità del manufatto dopo l'evento pernicioso.
Nel confronto con il pubblico in sala è emerso che tale sistema sfrutta la tecnologia dei micortremori che è stata oggetto di un lavoro compiuto tempo fa dal geologo Giovanni Michiara, a cui anch'io ho partecipato, mirato a valutare lo stato conservativo dei manufatti in seguito a terremoti, ma anche per valutare l'efficacia delle operazioni di consolidamento.
Il sistema dei microtremori, infatti, permette di definire lo spettro vibrazionale di un edificio prima di procedere ad opere di consolidamento strutturale e successive a queste; dal confronto tra le due prove è possibile valutare la maggiore o minore implementazione della rigidità del manufatto compiendo quindi delle valutazioni sulle operazioni compiute.
Per approfondire il tema è possibile consultare la pagina di GEOfaber a questo link.

#lonatocheverrà: intervento della mattina del 21 luglio

La Prof.ssa Alberta Cazzani ha introdotto le problematicità ambientali e paesaggistiche del lago di Garda in relazione al sistema vincolistico che, apparentemente, ne tutela l'interezza.
Da un analisi qualitativa è evidente che il lago di Garda e sufficientemente tutelato sia mediante azioni dirette (secondo l'art 136 del D.Lgs 42/2004) sia per gli effetti della ex Legge Galasso.
Se però concentriamo l'attenzione su una seria e compiuta analisi in relazione a questo sistema ci accorgiamo di tutta una serie di complicazioni, apparentemente banali, ma che hanno determinato la totale inefficacia dei dispositivi di tutela, come la situazione attuale di caos urbanistico ci ricorda ogni volta che percorriamo la gardesana occidentale.
In modo particolare le varie modalità di tutela fanno generalmente capo a concetti ottocenteschi di “quadri paesaggistici”, “vedute pittoresche, ecc. o a situazioni emergenziali generiche legate ad aspetti fisici, come i 300 m. dalla costa o aree all'interno dei parchi.
In nessun caso vi è una chiara definizione delle modalità precise con sui questi vincoli debbano essere gestiti, lasciando ai progettisti, ma anche agli organi di tutela una libertà interpretativa che di fatto ha reso impossibile la loro applicazione.
A questo si aggiunge che spesso lo stesso elemento di tutela genera confusione, non essendo chiaro sulle aree interessate o non trovando corrispondenza in cartografie precise: giova ricordare che nei due sistemi informatizzati che gestiscono la cartografia di vincolo (SIBA regionale e SITAP nazionale) lo stesso vincolo spesso occupa porzioni di territorio differenziato.
In questa situazione di caos normativo il tentativo che l'equipe di cui fa parte Alberta Cazzani sta compiendo in sede di revisione del Piano Paesistico Regionale è volto a ridefinire in modo chiaro i perimetri di vincolo, anche attraverso una loro ri-definizione dove si sovrappongono, così da avere una volta per tutte una chiarezza sulla loro zona di applicazione, ma sopratutto il maggiore sforzo è indirizzato a stabilire dei criteri applicativi chiari, per stabilire, finalmente, cosa è possibile fare in una data zona di tutela.
L'efficacia di questo lavoro è stata recentemente resa operativa grazie all'accordo stabilito da Mibact e Ragione Lombardia siglato a Milano proprio nelle ore in cui si stava volgendo il nostro incontro.
In questo accordo il lavoro di sistemazione dei vincoli e di definizione dei criteri di “utilizzo” avrà valore anche per il Ministero, rendendo pienamente efficace quanto previsto: in questo modo la nuova stesura del Piano Paesaggistico Regionale potrà avere quella forza giuridica per far valere le sue disposizioni in tutte le sedi di tutela.
Il compito dei revisori del Piano Paesistico Regionale può quindi concentrarsi sulla produzione di una cartografia che individui correttamente il perimetro di vincolo, mettendolo in relazione, ed è questa una interessante prospettiva, con tutti i vincoli presenti in zona, siano essi paesaggistici, ma anche ambientali e relativi a siti UNESCO ed altri strumenti presenti.
Il processo di sistemazione vincolistico avverrà con la creazione di ambiti omogenei in cui il paesaggio lombardo verrà suddiviso aggregando in questo modo disposizioni di tutela apparentemente diversificate, ma in realtà spesso ripetitive o ridondanti.
All'interno di questi ambiti saranno prodotte tavole in grado di leggere i caratteri tipologici, formali e paesaggistici che il sistema vincolistico intendeva salvaguardare in relazione al suo stato di conservazione; in questo modo gli operatori chiamati ad agire su un determinato Bene saranno in grado di capire quale è il suo valore, ma sopratutto quanto ne è rimasto.
Chiarita l'estensione territoriale, la natura e lo stato di permanenza di un dato vincolo sarà quindi possibile trovare una schedatura puntuale e di dettaglio su quali sono le azioni consentite o vietate, ma sopratutto gli strumenti con cui operare per salvaguardare quanto rimane del paesaggio lombardo che presenta ancora un certo valore da trasmettere alle generazioni future.
In tutto questo agire è fondamentale la partecipazione di tutti gli “attori” presenti e che operano sui Beni paesaggistici in questione, ad iniziare dalla politica che spesso si disinteressa di quanto si sta facendo per poi intervenire in sede di approvazione con tagli e “snaturamenti” arbitrari di quanto prodotto.
C'è da augurarsi che in questa nuova sfida la politica sia partecipe della fase progettuale portando il suo necessario apporto ideologico ed operativo per produrre un risultato il più possibile condiviso ed in grado di superare indenne le varie fasi approvative.

mercoledì 19 luglio 2017

#lonatocheverrà: interventi del 18 luglio

L'intervento del Prof. Richard Ingersoll ha focalizzato l'attenzione sulle maggiori problematiche ambientali del mondo evidenziando una stretta relazione tra queste ultime e le scelte progettuali che negli anni futuri saremo chiamati a compiere come progettisti di contesti urbani.
In modo particolare si è concentrato sugli effetti del surriscaldamento globale e del conseguente influsso sulle dinamiche sociali che necessariamente si svilupperanno nei più disparati settore dell'agire umano.
Gli eventi che a detta del professore influenzeranno maggiormente il fare architettura sono le migrazioni di massa e l'innalzamento delle acque: entrambi fenomeni che porteranno intere porzioni della terra a confrontarsi con problematiche nuove e mai affrontate fino ad ora che necessariamente dovranno modificare il nostro modo di vivere.
Per questo motivo l'architettura dovrà intercettare queste nuove esigenze e farsene carico definendo non solo nuovi “contenitori” in cui accogliere nuove funzioni, ma suggerendo un approccio completamente nuovo allo stare insieme.
Le enormi masse di popolazioni in movimento dovranno ridefinire li spazi di aggregazione per eccellenza che sono rappresentati delle città.
Queste non potranno semplicemente adeguarsi implementando il proprio parco abitativo e funzionale, ma anche ridefinire un nuovo modo di vivere che debba evitare in modo assoluto la segregazione e la differenziazione sociale che ancora oggi è riscontrabile nelle maggiori realtà del pianeta.
La città dovrà creare nuove relazioni e nuovi usi che non siano esclusivamente imperniati sulla riduzione del consumo di suolo, data la già eccessiva estensione territoriale, ma anche sulla maggiore qualità d'occupazione dello stesso.
Per far questo si dovranno utilizzare in modo differenziato le strutture architettoniche definendo edifici in grado di accogliere una eterogeneità di funzioni e non solo l'uso abitativo fatto fino ad ora.
Una delle scelte per migliorare la relazione tra le persone è, infatti, quella di portare nuove funzioni socialmente soddisfacenti all'interno della stessa abitazione delle persone, implementando l'uso abitativo con altri usi, come ad esempio l'orto, il luogo di ritrovo, ecc.
Allo stesso modo l'urbanistica delle nuove città dovrà ridurre le zone degradate introducendo elementi di riqualificazione sociale che possano trovare in questi luoghi un fattore di riscatto: ecco quindi la necessità di utilizzare questi spazi come luoghi ricreativi e di aggregazione sociale.
Allo stesso modo l'urbanistica sarà il maggiore “attore” coinvolto nel mitigare gli effetti dell'altro grande problema legato al surriscaldamento globale, quello dell'innalzamento delle acque.
Gli spazi urbani abbandonati o degradati possono essere utilizzati per quelle funzioni in grado di ridurre l'innalzamento delle acque cercando di apportare modifiche alla permeabilità del suolo, all'utilizzo dell'acqua in eccesso e alla mitigazione degli effetti degli eventi meteorologici estremi. Se ben progettati questi elementi tecnologici di riduzione del carico idrico potranno diventare elementi di fruizione temporanea o continuativa della città di qualità, contribuendo alla riqualificazione di interi quartieri.
Ciò che è emerso nel corso dell'intervento del Prof. Ingersoll è che queste tematiche sono in corso di studio e realizzazione nelle realtà nazionali più evolute e necessariamente dovranno trovare un campo di studio ed approfondimento anche in Italia per non trovarci ancora una volta impreparati.
A tal scopo sarebbe utile aprire tavoli di confronto, studi specifici, interventi progettuali, esperienze sociali innovative, ecc inerenti tali temi anche per la città di Lonato che sarà sempre più coinvolta nella necessità di gestire le migrazioni di massa e il dissesto idro-geologico derivante dagli effetti diretti ed indiretti del surriscaldamento globale.
A conclusione di tutto ciò il professore ha espresso il suo personale rammarico per lo stato in cui versa il patrimonio storico lonatese da lui ritenuto di particolare pregio.

Nella seconda parte della giornata l'architetto Fausto Monceri ha illustrato il lavoro compiuto sulle coperture di villa Grasseni a Flero che è stato l'occasione per approfondire una sua ricerca personale sulle tipologie costruttive e sul degrado degli elementi lignei.
La lezione ha illustrato le modalità costruttive tradizionali e la chive di lettura necessaria per interpretare lo stato conservativo delle coperture in legno.
In modo particolare è stata evidenziata la estrema sapienza antica sull'uso di tale materiale, oggi completamente scomparsa anche se le coperture tradizionali rappresentano la stragrande maggioranza di quelle esistenti.
L'architetto ha evidenziato la necessità di conservare il più possibile la copertura lignea originaria dal momento che essa si è adattata alle condizioni statiche specifiche e che una sua sostituzione generalizzata dell'orditura principale per adattarla a condizioni strutturali “più normate” potrebbe causare nuovi danni perché rischia di ingenerare mutazioni di carico non controllabili.
Per far questo è necessario possedere una buona conoscenza delle tradizioni costruttive che andrebbero diffuse anche all'interno dei corsi universitari, magari a scapito della proliferazione eccessiva di corsi su materiali più moderni e meno riscontrabili.
Analogamente lo studio del degrado ha evidenziato tutta una casistica legata principalmente alla diffusione di funghi ed insetti xilofagi con la necessità di una attenta lettura per non ingenerare interventi generici non mirati.
Il rischio di una soluzione “semplicistica” è la mancata rimozione efficace del degrado, che a prima vista può sembrare scomparso, ma che data la natura “vivente” dello stesso può ripresentarsi nel tempo se non correttamente debellato.
Appare evidente l'utilità di approccio per i problemi strutturali e compositivi di Lonato dove la stragrande maggioranza delle abitazioni presentano coperture in legno la cui necessaria conservazione, dopo la lezione dell'arch. Monceri, non è più solo dovuta ad una considerazione estetica di memoria storica, ma anche funzionale e strutturale.

venerdì 14 luglio 2017

#lonatocheverrà: Interventi del pomeriggio del 13 luglio

Nella pomeriggio con l'architetto Andrea Nulli ed Umberto Minuta abbiamo ragionato sulle necessità conservative di Palazzo Carpaneda evidenziando l'estrema importanza storica ed artistica del manufatto minacciato da un avanzatissimo stato di degrado. Analizzando le vicende relative alla sua storia recente sono state analizzate le ultime vicende proprietarie e le necessità progettuali, apparentemente in contrasto con lo spirito conservativo della Soprintendenza. Dalla sommaria analisi è emersa, a parere dei partecipanti la discussione, una incomprensione comunicativa tra i vari attori che, ciascuno col proprio ruolo, si stanno interessando al palazzo. Risulta evidente la necessità di procedere ad una seria progettazione che prenda in considerazione tutti gli aspetti materici, sociali, urbanistici e di valore testimoniale del palazzo per porre in campo delle soluzioni progettuali diversificate per poter mediare le necessità della committenza e dell'organo di tutela.
Progettazione che non può fossilizzarsi sulla riproposizione di un'unica soluzione alle esigenze della committenza, ma che confidando anche in una maggiore elasticità mentale dei “contendenti” possa produrre più progetti che possano poi porre la base di una possibile mediazione.
Come emerso anche nei precedenti incontri la progettazione architettonica è un fatto complesso che richiede soluzioni complesse; si ritiene quindi necessario analizzare i problemi di palazzo Carpaneda, ma sopratutto una sintesi progettuale che possa essere una base concreta di ragionamento tra tutti gli attori coinvolti.
Successivamente l'arch. Nulli ci ha illustrato alcuni esempi che potrebbero essere da stimolo, sia per i risultati, ma sopratutto per l'approccio progettuale, ai problemi di palazzo Carpaneda e delle altre realtà monumentali del paese

Nel proseguo del pomeriggio il prof. Umberto Minuta ci ha relazionato circa la sua ricerca condotta sulle modalità di occupazione territoriale della sponda veronese del lago di Garda. In modo particolare, nel suo studio, sono emerse interessanti chiavi di lettura per la formazione del paesaggio gardesano veronese che possono essere un base di partenza per un'analoga analisi della sponda bresciana.
Oltre all'interesse per la ricerca l'arch. Minuta ci ha lasciato alcuni spunti di riflessione su Lonato evidenziando la necessità di mantenere ed estendere la vivibilità delle piazze del centro urbano, valorizzare la qualità architettonica dei palazzi storici e delle mura ed, infine, assicurarsi la continuità del percorso delle mura.
Sempre nell'ottica propositiva sono state avanzate anche delle proposte prettamente paesaggistiche evidenziando la necessità di studiare ipotesi di regolamentazione territoriale che permettano la salvaguardia delle identità dei nuclei storici del Comune, la permanenza dell'uso agricolo dei suoli, anche in funzione della valorizzazione dei terrazzamenti collinari ed il recupero dei percorsi con andamento perpendicolare ai pendii collinari, così da valorizzarne il loro attraversamento.

#lonatocheverrà: interventi della mattina del 13 luglio

In mattinata l'archeologo Marco Mottinelli ci ha illustrato l'importanza dell'implementazione delle mappe territoriali con quelle storiche così da creare un database interpretativo delle modifiche avvenute in un dato territorio. Nell'illustrare il suo lavoro in tal senso ha evidenziato la necessità di creare ed interpretare le mappe storiche così da offrire una chiave di lettura storica dello sviluppo del paese. I dati forniti dall'interpretazione storica di un territorio divengono fondamentali per capirne i processi evolutivi e evidenziare quelle che sono le peculiarità storiche di un luogo, così da preservarle. La lettura dei catasti storici è in grado di spiegare molti “eventi” territoriali collocandoli nel loro contesto evolutivo, così da metterne in luce la loro genesi, evoluzione e stato di fatto, col fine di preservare quelli più importanti. Dalla discussione è quindi emersa la necessità che un Comune si doti di un'analisi critica di questo tipo, così da evidenziare i contesti territoriali di pregio e degni di tutela. A tal proposito è emersa la chiarezza con cui è ancora percettibile il sito su cui sorgeva il vecchio paese di Lonato, arroccato attorno alla Pieve di San Zeno. Contesto gravemente minacciato dall'avanzata del centro edificato in località San Martino e dal progettato impianto sportivo. Lo stesso sito è poi minacciato da un'azienda agricola presente a Nord che ha realizzato alcuni edifici che pur essendo regolarmente autorizzati rischiano di non rendere più leggibile il vecchio sedime individuabile. La non conoscenza di questi segni territoriali evidenti minaccia anche chi, magari in buona vede, ipotizzava nei mesi scorsi la deviazione di via Scattoler che risulta invece parte fondante della riconoscibilità del sedime del vecchio paese.

martedì 11 luglio 2017

#lonatocheverrà: interventi del pomeriggio del 11 luglio

Nel pomeriggio l'intervento di Davide Biolghini si è concentrato su un excursus storico delle varie forme con cui si è declinata la partecipazione dei cittadini nelle fasi decisionali della pubblica amministrazione.
Gli esiti incerti di forme di partecipazione come, ad esempio, Agenda 21 o il bilancio partecipativo, sono state ascritte ad un mancato progetto chiaro e predeterminato delle forme di applicazioni di quanto si stava decidendo.
Il timore dei pubblici uffici chiamati ad applicare le decisioni partecipate e la non chiarezza del quadro legislativo e regolamentare applicativo hanno finito per arenare progetti partecipati anche molto innovativi e dotati di sufficiente coperture economiche. Alla luce di questo è emersa la necessità di una gestione del GAL in cui recentemente Lonato è stata ammessa che parta da solide basi organizzative dettate a priori per non rischiare di perdere le ingenti somme messe a disposizione di questo nuovo strumento. Fin da ora si dovrebbe gestire la dotazione riservata dal GAL al Comune di Lonato definendo un quadro applicativo normato esplicitato in modo chiaro e preciso, messo a punto con forme di concertazione tra i soggetti locali portatori di interesse ed gli altri Comuni che fanno parte del progetto.

Nella seconda parte del pomeriggio Tiziana Morterisi ha illustrato l'enorme sforzo da lei sostenuto per incrementare la diffusione di un materiale da costruzione innovativo, in grado di conciliare la salubrità dell'ambiente abitato con il riciclo di materiali di risulta della produzione del riso. I sottoprodotti della lavorazione di questo diffusissimo alimento (l'Italia è tra i primi produttori europei) hanno delle ottime caratteristiche tecniche che li rendo ideali per costruire abitazioni, sia con funzione statica (anche se la legislazione italiana non lo permette) che per le opere di tamponamento, con effetti di coibentazione notevoli.
Il vantaggio di questo materiale sta anche nella capacità di creare una nuova filiera produttiva che si inserisce in un processo attuale in cui i sottoprodotti del riso sono visti come degli scarti che finiscono per essere inceneriti dai produttori, con conseguente danno ambientale.
Le sperimentazioni condotte in questi anni hanno permesso al prodotto di diventare un materiale certificato a tutti gli effetti superando l'annoso problema della fase sperimentale in cui era destinato esclusivamente all'auto costruzione, per divenire un prodotto utilizzabile in qualsiasi cantiere edile sia di nuova costruzione che di ristrutturazione.

#lonatocheverrà: intervento della mattinata del 11 luglio

Oggi Sereno Innocenti a #lonatocheverrà ci ha ricordato, con amore ed entusiamo per la propria professione, quanto sia importante il disegno per scoprire e costruire il proprio orizzonte di esperienze. Attraverso il suo personale percorso di vita, magistralmente raccontato per quadri disegnati al momento, ci ha ricordato che un dato oggetto, sia esso un paesaggio, o anche un evento collegato al ricordo viene sempre mediato dall'interpretazione che noi gli diamo in un dato momento; interpretazione che non può che tradursi in un disegno dove, attraverso una sintesi delle informazioni ricevute facciamo nostro ogni ricordo. Il disegno diviene quindi lo strumento interpretativo privilegiato per fissare nella nostra mente un luogo e per comunicarlo poi agli altri con un'inevitabile, quanto fondamentale, chiave interpretativa legata alle nostre esperienze. Per l'architetto un luogo è sempre mediato dalla propria capacità critica di lettura e di concretizzazione della propria esperienza attraverso il disegno che diventa elemento cardine per immaginare un futuro fatto di architetture.
Nel disegno l'esperienza si fa immagine e diviene la base per costruire un nuovo luogo che possa essere contenitore di future esperienze immaginifiche.
La grande generosità di Sereno, che si è manifestata con una relazione fresca ed entusiasta, si è poi concretizzata lasciando in dono al pubblico presente i disegni realizzati durante la lezione, che riportiamo di seguito.






lunedì 10 luglio 2017

#lonatocheverrà del 6 luglio


Nella seconda giornata di #lonatocheverrà si è continuato a parlare del valore di Lonato in chiave turistica definendo un nuovo modo di vivere un territorio in relazione alle proprie esigenze di vacanze che è stato chiaramente delineato con il nome di “turismo esperienziale”.
In questa nuova modalità il turista non è più alla ricerca di un luogo in cui potersi riposare per periodo lunghi come avveniva negli anni scorsi in cui la lunghezza media della vacanza era molto più lunga; oggi, causa la scarsa dotazione finanziaria e le nuove forme di lavoro, le vacanze durano al massimo una o due settimane e quindi si cerca di trarre da esse il maggiore stimolo possibile.
Il nuovo turista cerca una vacanza che rappresenti anche una lezione circa il proprio modo di vivere relazionandosi ad elementi diversificati rispetto a quelli con cui è comunemente in contatto.
In una vacanza oggi si cerca di calarsi in un contesto diversificato rispetto a quello a cui si è abituati cercando in questo modo di vivere un'esperienza di vita diversa dalla sua.
Nella scelta del luogo, dei cibi e delle relazioni umane si cerca sempre più un'esperienza di vita alternativa in cui calarsi e farla propria per un, seppur breve periodo.
La ricerca dei caratteri “genuini” di un luogo, siano essi cibi, lavori, relazioni o monumenti, servono per vedere e cercare di capire un modo di vivere diverso dal proprio. Per questo motivo appare fuorviante cercare di offrire elementi che non sono propri.
Per far questo è ancora più necessario un approccio scientifico alla realizzazione di un luogo turisticamente attraente, proprio perché nell'ottica del “turismo esperienziale” non si possono più intercettare turisti “indifferenziati”.
Ad oggi sono necessari complessi studi di settore per capire l'essenza di un luogo turistico così da definire una offerta mirata e “genuina” che potrà attrarre solo un determinato pubblico.
Per questo motivo servono studi approfonditi per indirizzare messaggi turistici corretti e mirati ad uno specifico fruitore trasmettendo in modo chiaro la propria “specificità” originale.
In quest'ottica Lonato ha chiaramente una dotazione originaria che può esprimere un'esperienza turistica “genuina”, ma deve dotarsi di uno studio di mercato che definisca in modo chiaro e preciso tutte le azioni da compiersi, sia per rendere manifesta la propria peculiarità nel contesto turistico del lago di Garda, ma anche i modi corretti per diffonderla.

#lonatocheverrà del 4 luglio

Nella prima giornata di #lonatocheverrà, svoltasi il 4 luglio è emersa l'occasione di Lonato in chiave turistica.
Il venir meno delle modalità di fruizione turistica basata su uno sfruttamento della risorsa ambientale stanno compiendosi modelli legati al godimento del territorio nella molteplice veste di paesaggio, fruizione enogastronomica e basata sulla mobilità dolce.
Quest'ultimo aspetto diviene sempre più importante in un periodo storico in cui l'attibità fisica insita nell'andare in bici o a piedi diviene anche essenziale per il mantenimento della salute fisica oltre che elemento di confronto sociale.
La mobilità dolce richiede quindi una progettazione coerente con le nuove esigenze di coloro che vi si affacciano per la prima volta in grado di assolvere, non solo l'andar in bici per ammirare la natura, ma anche per istaurare un approccio diversificato alla propria salute, definendo modalità eterogenee di confronto con le realtà presenti.
In questa ottica il progettista deve necessariamente tenerne conto nella realizzazione di una via di mobilità dolce, così da diversificarne l'offerta e risolvere potenziali conflitti da diverse modalità d'uso.
In quest'ottica un paese come Lonato, grazie ai suoi valori monumentali, culturali e storici può porsi in grado di accogliere il nuovo fruitore turistico che vede nella mobilità dolce un modo di relazionarsi diversificato rispetto al territorio in cui svolge la propria vacanza.
Un territorio ricco di cultura, ambienti paesisticamente stimolanti ed attori enogastronomici di spessore può intercettare quella mole di turismo che non si ritrova più nei modelli offerti dai paesi costieri: situazioni che già si stanno definendo in altre località italiane turistiche più attente a cogliere i nuovi stimoli.
Per poter far questo è necessaria una corretta progettazione di percorsi turistici basati sulla mobilità dolce in grado di offrire quelle “esperienze turistiche” difficilmente trovabili altrove sul lago di Garda.
Per far questo, oltre alla corretta progettazione dei percorsi, è necessario un accordo con i paesi limitrofi a forte vocazione turistica per dare voce ad un nuovo modo di fare turistico che possa essere utile sia per il paese di Lonato, che si troverà così ad offrire un contesto turistico di successo, ma anche a paesi gardesani “turisticamente obsoleti” che potranno trarre vantaggio dall'offrire offrire alla loro clientela una valida e diversificata alternativa alla loro tradizionale dotazione.