domenica 23 luglio 2017

#lonatocheverrà: intervento della mattina del 21 luglio

La Prof.ssa Alberta Cazzani ha introdotto le problematicità ambientali e paesaggistiche del lago di Garda in relazione al sistema vincolistico che, apparentemente, ne tutela l'interezza.
Da un analisi qualitativa è evidente che il lago di Garda e sufficientemente tutelato sia mediante azioni dirette (secondo l'art 136 del D.Lgs 42/2004) sia per gli effetti della ex Legge Galasso.
Se però concentriamo l'attenzione su una seria e compiuta analisi in relazione a questo sistema ci accorgiamo di tutta una serie di complicazioni, apparentemente banali, ma che hanno determinato la totale inefficacia dei dispositivi di tutela, come la situazione attuale di caos urbanistico ci ricorda ogni volta che percorriamo la gardesana occidentale.
In modo particolare le varie modalità di tutela fanno generalmente capo a concetti ottocenteschi di “quadri paesaggistici”, “vedute pittoresche, ecc. o a situazioni emergenziali generiche legate ad aspetti fisici, come i 300 m. dalla costa o aree all'interno dei parchi.
In nessun caso vi è una chiara definizione delle modalità precise con sui questi vincoli debbano essere gestiti, lasciando ai progettisti, ma anche agli organi di tutela una libertà interpretativa che di fatto ha reso impossibile la loro applicazione.
A questo si aggiunge che spesso lo stesso elemento di tutela genera confusione, non essendo chiaro sulle aree interessate o non trovando corrispondenza in cartografie precise: giova ricordare che nei due sistemi informatizzati che gestiscono la cartografia di vincolo (SIBA regionale e SITAP nazionale) lo stesso vincolo spesso occupa porzioni di territorio differenziato.
In questa situazione di caos normativo il tentativo che l'equipe di cui fa parte Alberta Cazzani sta compiendo in sede di revisione del Piano Paesistico Regionale è volto a ridefinire in modo chiaro i perimetri di vincolo, anche attraverso una loro ri-definizione dove si sovrappongono, così da avere una volta per tutte una chiarezza sulla loro zona di applicazione, ma sopratutto il maggiore sforzo è indirizzato a stabilire dei criteri applicativi chiari, per stabilire, finalmente, cosa è possibile fare in una data zona di tutela.
L'efficacia di questo lavoro è stata recentemente resa operativa grazie all'accordo stabilito da Mibact e Ragione Lombardia siglato a Milano proprio nelle ore in cui si stava volgendo il nostro incontro.
In questo accordo il lavoro di sistemazione dei vincoli e di definizione dei criteri di “utilizzo” avrà valore anche per il Ministero, rendendo pienamente efficace quanto previsto: in questo modo la nuova stesura del Piano Paesaggistico Regionale potrà avere quella forza giuridica per far valere le sue disposizioni in tutte le sedi di tutela.
Il compito dei revisori del Piano Paesistico Regionale può quindi concentrarsi sulla produzione di una cartografia che individui correttamente il perimetro di vincolo, mettendolo in relazione, ed è questa una interessante prospettiva, con tutti i vincoli presenti in zona, siano essi paesaggistici, ma anche ambientali e relativi a siti UNESCO ed altri strumenti presenti.
Il processo di sistemazione vincolistico avverrà con la creazione di ambiti omogenei in cui il paesaggio lombardo verrà suddiviso aggregando in questo modo disposizioni di tutela apparentemente diversificate, ma in realtà spesso ripetitive o ridondanti.
All'interno di questi ambiti saranno prodotte tavole in grado di leggere i caratteri tipologici, formali e paesaggistici che il sistema vincolistico intendeva salvaguardare in relazione al suo stato di conservazione; in questo modo gli operatori chiamati ad agire su un determinato Bene saranno in grado di capire quale è il suo valore, ma sopratutto quanto ne è rimasto.
Chiarita l'estensione territoriale, la natura e lo stato di permanenza di un dato vincolo sarà quindi possibile trovare una schedatura puntuale e di dettaglio su quali sono le azioni consentite o vietate, ma sopratutto gli strumenti con cui operare per salvaguardare quanto rimane del paesaggio lombardo che presenta ancora un certo valore da trasmettere alle generazioni future.
In tutto questo agire è fondamentale la partecipazione di tutti gli “attori” presenti e che operano sui Beni paesaggistici in questione, ad iniziare dalla politica che spesso si disinteressa di quanto si sta facendo per poi intervenire in sede di approvazione con tagli e “snaturamenti” arbitrari di quanto prodotto.
C'è da augurarsi che in questa nuova sfida la politica sia partecipe della fase progettuale portando il suo necessario apporto ideologico ed operativo per produrre un risultato il più possibile condiviso ed in grado di superare indenne le varie fasi approvative.

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