giovedì 19 ottobre 2017

E-book #LonatoLab2017

Cliccando al presente indirizzo o inquadrando col proprio cellulare il QR Code quì sotto è possibile scaricare l'eBook "#LonatoLab2017: Resoconto e spunti della spazio laboratoriale tenutosi a Lonato dal 3 al 28 luglio 2017"



Il filmato seguente è inerente la presentazione che si è tenuta il 7 ottobre 2017 con inzio alle ore 18:00 presso il bar Le Lasse in via Repubblica n° 50-52 a Lonato d.G. (BS)

- Presentazione 1° parte


- Presentazione 2° parte


- Presentazione 2° parte

lunedì 18 settembre 2017

Presentazione eBook #LonatoLab2017

#LonatoLab nasce dalla sollecitazione di alcuni cittadini circa le condizioni di degrado in cui versa il centro storico di Lonato; cittadini che poi hanno preferito non partecipare al dibattito nato intorno al tema, per motivi a noi non noti.
Questo stimolo è stato raccolto dall'associazione DISVELARTE che da anni si impegna a diffondere, con l'attività professionale, ma anche con azioni divulgative, la necessità della salvaguardia dei Beni Culturali, non solo perché amanti dell'arte, ma come impegno civico secondo il dettato dell'art 9 della Costituzione italiana1.
Tutto ciò si è concretizzato in un approfondimento tematico che potesse coinvolgere la cittadinanza di Lonato circa la conservazione del proprio territorio denominato #LonatoLab, tenutosi dal 3 al 28 luglio.
Il lavoro svolto, gli stimoli pervenuti dalle diverse professionalità coinvolte ed alcune idee per il rilancio economico-sociale e culturale della città di Lonato sono state raccolte nella pubblicazione “#LonatoLab 2017: Resoconto e spunti dello spazio laboratoriale tenuto a Lonato dal 3 al 28 luglio 2017” che verrà presentato sabato 7 ottobre 2017 con inizio alle ore 18:00 presso il bar “Le Lasse” in via Repubblica n° 50-52 a Lonato d.G. (BS).
Previsto un intervento in streaming della Prof.ssa Olivia Longo dell'Università degli Studi di Brescia

Ingresso gratuito con rinfresco finale.


lunedì 7 agosto 2017

Conclusioni di #LonatoLab

Lonato rappresenta un contesto unico nell'ambito del basso lago immediatamente riconoscibile nel suo valore storico, architettonico e paesaggistico.
Il ruolo strategico rivestito nella storia ha portato all'edificazione di importanti monumenti, ma sopratutto allo sviluppo di un contesto urbano ricco di palazzi nobiliari di pregio e di un tessuto edificato ancora apprezzabile nella sua identità; contestualmente il paesaggio del basso lago si integra a completare un quadro paesaggistico di valore che si è preservato nel corso degli anni grazie all'importanza rivestita dall'agricoltura nell'economia del paese.
Oltre a questi valori è però incontestabile la situazione di degrado in cui versa, non solo il patrimonio immobiliare cittadino, ma anche il paesaggio in generale, con fenomeni evidenti che balzano all'attenzione anche di frequentatori occasionali. Il fenomeno, lungi dall'essere esclusivamente lonatese, riguarda in generale il patrimonio diffuso dei Beni Culturali italiani, andati incontro a vasti fenomeni di abbandono negli anni immediatamente dopo la fine dell'ultima guerra per motivi eterogenei, ma ascrivibili in linea di massimo alla mutazione economica del paese. L'accentramento economico, sociale e culturale della nazione nelle principali città, in seguito al boom economico, ha finito per spopolare i cosiddetti centri minori e ciò si è ripercosso anche sulle proprietà della media borghesia o di quello che rimaneva dell'ex aristocrazia. Questo fenomeno, abbondantemente segnalato dagli studiosi specializzati, ma puntualmente disatteso dalla società e dalla classe  politica è inesorabilmente evoluto in una nuova situazione in cui, il patrimonio prima abbandonato è ormai giunto al termine della sue capacità di sopravvivere in assenza di manutenzione.
Dall'emergenza dell'abbandono dei centri storici minori siamo passato al crollo strutturale del suo patrimonio immobiliare.
Questo è senza ombra di dubbio dovuto al cambio radicale della società che attualmente non si riconosce più nei propri Beni Culturali perché portatori di un messaggio non più riconoscibile. Lo spirito civico che è legato indissolubilmente al luogo in cui si vive non solo è cambiato, cosa che è avvenuta anche nelle epoche passate senza però provocare la sua totale alienazione, ma è venuto a mutare nella sua stessa essenza.
Oggi non riteniamo più indispensabile appartenere e riconoscersi in un luogo fisico e perciò viviamo indifferentemente in un contesto bello o brutto, tanto la nostra affermazione sociale avviene in modo completamente diverso e senza ricorso a relazioni di tipo fisico. La globalizzazione e lo sviluppo dell'informatizzazione ha creato dei "cyber-luoghi" immateriali in cui affermare la nostra identità individuale e non più collettiva.
Per tentare di risolvere il fenomeno dei crolli dei centri urbani è quindi necessario procedere ad una nuova "civilizzazione" degli stessi cercando di trovare un nuovo valore sociale in rapporto con il nostro modo di vivere.
Il valore peridentario di un dato territorio deve essere totalmente reimpostato su basi nuove nella consapevolezza però che esso è necessario.
La nostra nuova generazione è vero, come detto precedentemente, che si è alienata dal luogo in cui vive, ma è altrettanto vero che questo ha generato quello smarrimento e quella ricerca di alternative che spingono i più ad utilizzare il patrimonio culturale come una "droga" a cui attingere spasmodicamente per brevi periodi intensi, così da ri-cercare un'illusoria appartenenza ad un gruppo. Il consumo di "Bellezze Culturali" è il tentativo di assumere come se fossero dei medicinali di pronto uso quello spirito identitario civico che non ritroviamo più nella nostra vita di tutti i giorni.
Per questo ogni tentativo di salvaguardare il centro storico di Lonato ed il suo territorio deve partire dal coinvolgimento della popolazione almeno nelle sue organizzazioni principali, siano esse associative, politiche e portatrici di interesse in genere, senza nessuna preclusione ideologica e con la consapevolezza che questo deve essere inteso come un inizio il cui fine sarà tutto da costruire.
Tutto il territorio deve essere coinvolto senza paraocchi, distinguo o patenti di moralità nella consapevolezza che la situazione di crisi richiede un'apertura mentale totale e la piena partecipazione, ad iniziare da quella che dovrebbe essere la sua massima rappresentatività: l'amministrazione comunale.
Appare logico che il cambio di passo deve avvenire in primis dall'apparato politico-decisionale il quale può farsi garante della nuova modalità di operatività destinando anche le opportune risorse economiche a tal fine.
L'inizio può venire dall'opinione pubblica, ma il coinvolgimento della parte politica è fondamentale e deve avvenire a tutti i livelli e senza distinguo ideologici per cercare almeno di evitare che il progetto rimanga legato ad un colore politico divenendo poi inviso in caso di mutazione della compagine amministrativa.
In questa ottica di collaborazione e di accettazione della quasi totale ignoranza circa le strade da percorrere e le soluzioni da cercare è necessario procedere preliminarmente ad una fase di studio e di conoscenza del proprio territorio come se ci si stesse per approcciare a un luogo sconosciuto.
In questa situazione di smarrimento e di ricerca di un nuovo modo di vivere un dato territorio è nato #LonatoLab, per cercare di dare uno stimolo iniziale in termini di idee e proposte al ripensamento del rapporto tra cittadini e città.
Contributo necessariamente frammentario e limitato, nella consapevolezza che venga preso come punto di partenza per un dibattito più ampio in cui ci impegniamo fin da ora ad un confronto che possa portare a soluzioni attuabili, magari anche lontane da quelle chi ci proponiamo di esporre di seguito.
Lonato ha avuto un ruolo nella storia, come mostrano i suoi "ricordi fisici", ma in seguito al mutamento nazionale evolutosi alla fine della Seconda Guerra Mondiale ha cercato una nuova identità nell'industrializzazione e nell'agricoltura intensiva che ormai stanno mostrando il fianco in seguito ad un ulteriore mutazione del quadro di riferimento; la concorrenza estera sull'economia industriale-agricola di Lonato e il boom turistico del lago di Garda che richiedono una ridefinizione del ruolo della città.
Per questo motivo è necessario procedere ad uno studio economico e sociale generale che sia in grado di mettere in luce quale debba essere il ruolo del paese, così da trovare non solo una propria identità, ma anche un pubblico a cui rivolgersi sul  "palcoscenico" del "nuovo teatro" dei rapporti ormai indissolubili tra realtà locali contermini  e mercato globale.
Questo lavoro deve essere aperto a tutte le soluzioni, perché è fondamentale avere chiaro che le soluzioni di sviluppo devono partire da fatti concreti misurabili e mutabili nel tempo.
Appare quindi fondamentale la necessità di confrontarsi con gli altri paesi limitrofi, non vedendoli solo come un vicino con cui avere buone relazioni di prossimità, ma come un'opportunità per comprendere meglio il proprio destino.
Come primo atto è quindi necessario studiare attentamente lo scenario sovra comunale per capire il ruolo da "giocare" sullo scacchiere gardesano.
In questo studio devono anche essere prese in considerazioni le necessità derivanti dalle problematiche ambientali che si stanno manifestando con tutta la loro gravità in questi anni di caldo anomalo e di scarsità idrica, così da poter mettere in pratica soluzioni in grado di porvi rimedio prima che queste raggiungano i loro effetti devastanti. Se saremo in grado di implementare quest'ultimo aspetto nello studio sul futuro di Lonato avremo compiuto uno sforzo fortemente innovativo che potrà coniugare la minimizzazione dei probabili danni ambientali con il nuovo modello di sviluppo.
Se già da oggi, ad esempio, saremo in grado di minimizzare gli effetti delle crisi idriche con opere di accumulo e/o captazione eterogenee potremmo in un futuro, speriamo molto lontano, essere più "appetibili" in termini di qualità della vita e di sicurezza, oltre che fornire un nuovo settore economico con cui confrontarsi.
In relazione a queste tematiche è emerso, durante i confronti in #LonatoLab, che il settore principale in cui queste possono essere trattate e declinate nell'ottica di dare un nuovo corso allo sviluppo del paese è quello turistico; Lonato ha le potenzialità per sfruttare al meglio le nuove esigenze del turismo attuale stante le sue caratteristiche di naturalità e di centro civico di pregio ancora ben leggibili, pur se gravemente compromesse.
Il nuovo turismo, definito "esperienziale", ha bisogno di luoghi in cui potersi identificare per un vacanza che lo faccia sentire parte di un luogo diverso da quello in cui vive e per questo motivo Lonato può offrire delle valide alternative al turismo mordi e fuggi della costiera.
Come in altre esperienze italiane tale tipo di turismo predilige l'entroterra rispetto ai fronti d'acqua, ma solo se questo sa offrire esperienze culturali, eno-gastronomiche e culturali "alternative", ma sopratutto se lo esprime in modo autenticamente peculiare ed inclusivo.
Il turista vuole entrare in una comunità che gli offre un identità alternativa, fatta di sapori e valori originari e per questo motivo Lonato deve concentrarsi sulla qualità del vivere, del mangiare e sull'originalità dell'offerta turistica; in questo modo la linea di sviluppo non potrà che andare verso una rivalutazione dell'enorme patrimonio esperienziale che possiede, fatto di Monumenti unici nel suo genere, luoghi relativamente incontaminati ed agricoltura, con annessa filiera di trasformazione, ancora in grado di riconvertirsi a forme di valorizzazione dei prodotti locali attenta alla qualità ambientale.
Per attuare tutto ciò è emersa la necessità di cercare accordi con i paesi attualmente più "turistici della costa in un rapporto vantaggioso per entrambi: per Lonato che avrà un luogo di attrattività privilegiato e per loro perché potranno offrire un'alternativa a quella parte di turismo che non sono più in grado di intercettare per le loro ormai irreversibili connotazioni ambientali e culturali.
Dal punto di vista pratico questo si traduce nella necessità di impostare una seria politica di mobilità dolce che può nascere solo con un'attenta progettazione di qualità senza ricorrere a forme ormai obsolete di commistione tra diverse tipologie di traffico.
In merito all'altro grande tema che è stato trattato nell'ambito degli incontri di #LonatoLab, ossia quello del vasto e degradato patrimonio immobiliare di Lonato, la discussione che ne è nata si è confrontata con quanto detto sullo sviluppo turistico perchè appare chiaro che più saremo in grado di attrarre nuove opportunità economiche e più gli edifici dismessi passeranno dall'essere un "peso" al divenire un'occasione per offrire un esperienza turistica di pregio.
Anche dal punto di vista puramente teorico, infatti, giova ricordare che uno degli elementi fondamentali per la salvaguardia di un immobile, anche di qualsiasi Beni Culturale, è il suo uso: un edificio che non ha una funzione degrada velocemente e anche massicci interventi di riparazione non servono a frenarne la sua decadenza.
Se davvero vogliamo salvaguardare i palazzi e le architetture lonatesi dobbiamo necessariamente trovare un uso alternativo a quello che fino adesso hanno avuto e che non ha fermato il loro degrado. I grandi palazzi nobiliari stanno decadendo perché troppo grandi per le tipologie famigliari di oggi e quindi vengono necessariamente abbandonati anche da chi avrebbe la disponibilità patrimoniale per mantenerli.
Su questo tema la "partita" diventa più complessa in relazione ai Beni privati in cui il proprietario interviene solo se ne ha una qualche utilità.
In relazione a questo aspetto a nulla sono serviti i tentativi legislativi che obbligavano i proprietari ad intervenire sui propri Beni degradati sia sotto forma di minacce di esproprio che di incentivi economici, ribadendo ancora una volta che se un bene non ha un suo uso ben identificabile la strada per la sua scomparsa è irreversibile.
Per questo motivo appare utile confrontarsi con analoghe esperienze di riqualificazione cittadina compiute positivamente in Italia, come il caso a noi vicino del quartiere Carmine di Brescia, da cui emerge una stretta correlazione tra ri-funzionalizzazione e conservazione del patrimonio immobiliare pubblico in relazione a quello privato.
Investendo sulla riqualifica degli immobili pubblici in un quartiere, ri-funzionalizzandoli con usi sociali e civici, oltre che di servizi (scuole, negozi, biblioteche, ecc.) si è sempre assistito ad un aumento degli investimenti in ristrutturazioni da parte dei privati: questo perché un quartiere che funziona e che offre servizi di qualità attrae persone che chiedono di vivere in ambienti curati e consoni ad una vita sociale di qualità.
Tornando al caso lonatese emerge in tutta la sua gravità il caso di palazzo Carpaneda che è stato visitato nel corso del laboratorio e sul quale sono stati poi fatte alcune considerazioni.
Dall'analisi compiuta ci si è concentrati sulla situazione di stallo con la Soprintendenza che, a detta dei partecipanti alla discussione, può essere per lo meno attenuata mediante la redazione di un progetto di recupero reale che definisca sulla carta le esigenze di eventuali acquirenti sia dal punto di vista distributivo che delle tecniche di consolidamento, così da presentarsi ad un momento di discussione e confronto con l'organo di tutela su dati misurabili e certi. A tal fine è anche necessario procedere ad uno sforzo tecnico-teorico che non veda un'unica soluzione di consolidamento strutturale e di ridefinizione distributiva, ma che ipotizzi soluzioni molteplici ricorrendo necessariamente a tecniche realizzative innovative e minimamente impattanti.
L'eccessiva rigidità di chi pretende di acquistare un Bene di tale portata senza una documentazione progettuale minima cozza anche con la normale prassi operativa che richiede un progetto definito ad una scala adeguata come punto di partenza per l'approvazione anche di opere minime. Una persona che è pronta a sobbarcarsi ingenti investimenti economici per la ristrutturazione di un palazzo di tale portata dovrebbe considerare la necessità di investire poche decine di migliaia di euro in un progetto almeno preliminare da portare in Soprintendenza, nella certezza che una mediazione è sempre possibile e che il compromesso debba funzionare in modo bilaterale.
Tornando all'analisi del degrado del tessuto immobiliare diffuso è emersa, nel corso dei vari confronti la necessità di pensare ad un piano degli investimenti pubblici che possa dare avvio allo studio ed alla progettazione di un piano di riqualifica e valorizzazione del patrimonio pubblico in primis e successivamente di quello privato, da studiarsi con la partecipazione di tutta la cittadinanza. Per questo motivo deve essere avviata una pianificazione di settore che non riguardi solo l'aspetto edilizio, ma anche sociale e economico della città attraverso la tecnica della progettazione partecipata.
I portatori di interesse devono essere coinvolti attraverso tavoli tematici alla definizione di linee d'azione e di valorizzazione che debbano poi confluire in un progetto che preveda la valorizzazione degli immobili comunali, la redazione di linee guida per il recupero e la ri-funzionalizzazione di quelli privati, per la dotazione infrastrutturale del paese, ma anche degli eventi e dei momenti e degli spazi di aggregazione.
Durante il laboratorio sono emerse le possibili azioni da compiersi a breve per realizzare concretamente le finalità precedentemente enunciate.
In primo luogo è necessario istituire all'interno del Comune un ufficio bandi che permetta di accedere a forme di finanziamento alternative a quelle attualmente basate sulle tasse o sugli oneri di urbanizzazioni. Quest'ufficio fornirà anche assistenza ai privati che volesse accedere a bandi loro dedicati in un specie di sportello per la cittadinanza dedicato a tale scopo.
Per far questo è necessario un investimento comunale che però sarà in grado poi di ripagarsi in seguito all'accesso ai primi bandi, alla raccolta di fondi per le consulenze ai cittadini, oppure si dovrà valutare il ricorso a società esterne che potrebbero fornire l'assistenza ai bandi comunali facendo pagare un piccola somma ai privati che accederanno allo sportello dedicato.
Contemporaneamente andrà aperto un tavolo di confronto con tutti portatori di interesse locale così da dare inizio ai primi suggerimenti per la cosiddetta progettazione partecipata, da far partire con l'accesso a bandi ad essa dedicata. Questo tavolo avrà il compito di raccogliere stimoli e suggerimenti per il piano di valorizzazione del centro storico convogliando e valorizzando iniziative già in atto come "Accendi Lonato".
Questo tavolo potrà nascere anche in modo spontaneo con la formula dell'osservatorio territoriale già in atto in altre realtà italiane e come associazione ci mettiamo a disposizione affinché questo avvenga velocemente  nella speranza che non sia minato dalle solite "beghe di pollaio" di natura politica o personale.
Oltre a quanto detto sopra durante il laboratorio si è ragionato circa le operazioni da compiersi per attuare lo scopo producendo un elenco di suggerimenti quasi definendo una scaletta operativa che riportiamo di seguito, ricordando però che si tratta di stimoli lungi dal ritenersi intoccabili:
- Costituzione di un osservatorio permanente sulla città anche su base volontaria, ma sarebbe necessaria la partecipazione politica dell'amministrazione comunale;
- Creazione di un ufficio bandi anche mediante il ricorso a società di merito aperto ai cittadini;
- Redazione di uno studio di marketing territoriale sulle potenzialità turistiche di Lonato;
- Redazione di studi su progetti di sviluppo locale, sia di tipo economico che urbanistico e territoriale in genere, con particolare attenzione alle ipotesi di evoluzione ambientale e sociale a grande scala;
- Revisione degli strumenti di programmazione comunale in funzione degli esiti degli studi;
- Accordi programmatici con i Comuni limitrofi per la redazione di un Piano d'Area Vasta sul modello di quello della Franciacorta.
Pur credendo che la definizione delle azioni concrete e puntuali debbano definirsi nei tavoli di confronto durante il laboratorio sono uscite delle "suggestioni" pratiche che per completezza di esposizione riportiamo di seguito lasciandole come contributo di DISVELARTE e del laboratorio #LonatoLab alle discussioni future e che elenchiamo di seguito:
- Differenziare la tassazione sulle case, per la parte di competenza comunale, e degli oneri di costruzione agevolando il recupero dell'esistente mediante tecniche tradizionali ed ambientalmente sostenibili a discapito dei maggiori costi per la realizzazione a nuovo;
- Forme di compensazione economica per coloro che in futuro si impegneranno alla realizzazione degli obbietti della progettazione partecipata;
- Chiusura al traffico della piazza Martiri della Libertà e studio di un collegamento ciclabile in sede protetta con la ciclabile in zona Famila;
- Incentivazione fiscale e burocratica per l'apertura di negozi in centro storico e affidamento diretto per attività culturali o legate all'artigianato di qualità delle case di proprietà del Comune in Cittadella.
Come associazione DISVELARTE, inoltre, ci impegniamo fin da ora a sondare la disponibilità per la creazione di un "osservatorio territoriale" che abbia lo scopo di coinvolgere la popolazione ed i portatori di interesse ad un dibattito più ampio possibile sul futuro della città proprio perché crediamo fermamente che la salvaguardia dei Beni Culturali debba essere pretesa e gestita dal cittadino nell'esercizio del proprio potere costituente, così come previsto, in generale, dall'art. 1 e, specificatamente, dall'art. 9.

giovedì 27 luglio 2017

#lonatocheverrà: interventi del 25 luglio

In mattinata l'intervento della Prof.ssa Ivana Passamani sulle modalità percettive di un paesaggio ha evidenziato un aspetto importantissimo su come procedere nelle considerazioni in merito alla valorizzazione di Lonato sia in relazione al suo patrimonio immobiliare che paesaggistico.
Il tema centrale della sua lezione è stato quello dell'inclusività che deve diventare un elemento importante nell'approccio moderno alla progettazione.
Nello descrivere le modalità con cui ci si approccia ad un manufatto la professoressa ha evidenziato le diverse nature della percezione umana che sono legate non solo alla vista, ma anche al tatto, all'odore, ma sopratutto al rumore.
Molto spesso questi caratteri sono sottovalutati e spesso siamo portati a pensare che la costruzione di un paesaggio, di una città e di una architettura siano frutto di scelte causali o, per i più sensibili, a processi prettamente estetici - stilistici.
Dalla sua relazione è emerso, invece, un modo di leggera la realtà estremamente complesso e fortemente legato alle considerazioni filosofiche e morali di un dato momento storico.
Questa complessità di relazioni si manifesta con la giustapposizione di elementi che vanno dalla piccola scala del dettaglio architettonico a quella vasta del suo rapporto con il paesaggio che lo circonda.
Per questo motivo diventa fondamentale imparare a leggere in modo complesso ed esaustivo non solo i collegamenti tra le parti architettoniche, ma anche e sopratutto i riferimenti ed i rimandi tra la piccola scala dell'edificio e la grande del paesaggio.
In quest'ottica poi la progettazione deve necessariamente confrontarsi con la molteplicità dei connotati interpretativi legati ai sensi, imparando dalla disabilità forme e modalità nuove di “leggere” un dato elemento; ad un ipovedente, infatti, la città non è certamente riassumibile in uno semplicistico sky-line, ma diventa un contenitore esperienziale potenzialmente “infinito” fatto di relazioni tra i rumori che essa produce nelle varie ore della giornata, gli odori che in essa si percepiscono e le diverse sensazioni che trasmette, ad esempio, toccando i suoi muri, in relazione ai diversi materiali da costruzione utilizzato.
Se sapremo farci carico di questa nuova complessità potremmo produrre un nuovo modo di progettare che possa confrontarsi davvero e compiutamente con un intera porzione di cittadinanza che attualmente ne è esclusa, producendo un nuova architettura, una nuova città ed un nuovo paesaggio finalmente inclusivo delle sue “peculiarità”.
Questo aspetto poi non produrrà vantaggi esclusivamente per le categorie di disabilità che attualmente sono marginalizzate, ma offrirà una nuova opportunità di salvaguardia dei connotati compositivi e paesaggistici attualmente a rischio.
Leggere la complessità della città con gli altri sensi, infatti, darà nuova linfa alle istanze conservative dei caratteri storici che saranno valorizzati da ulteriori elementi degni di tutela.
Risulta evidente da questo contributo che anche per Lonato si apre una stagione di valorizzazione nuova se saprà far proprie queste considerazioni e decidere di giocare il proprio futuro sul tema dell'inclusività, ponendosi in questo modo come alternativa reale ai modelli di sviluppo attualmente presenti nei suoi dintorni.

Nel pomeriggio abbiamo visitato con Gabriele Lovisetto l'Oasi di San Francesco a Desenzano del Garda, un Monumento Naturale di Regione Lombardia che stupisce per la sua bio-diversità e per la sua capacità di porsi come un'alternativa allo sviluppo caotico dell'edilizia gardesana, ergendosi in questo modo a pilastro per una differenziazione delle offerte, anche in chiave turistica, del basso lago di Garda.
L'Oasi offre paesaggi campestri e lacuali composti da peculiarità vegetali e animali che trovano nella sua pace un momento di tranquillità grazie all'azione dei volontari che la gestiscono.

domenica 23 luglio 2017

#lonatocheverrà: intervento del pomeriggio del 21 luglio

Nella seconda parte della giornata è stato presentato un innovativo sistema costruttivo a secco denominato “mattone Brix”, ad opera di un gruppo di giovani bresciani laureati in ingegneria edile architettura. Si tratta di un sistema modulare in legno lamellare in grado di essere assemblato a secco con la sola interposizione di un lamina di acciaio imbullonata ed un trefolo, anch'esso d'acciaio, di controventatura.
Con l'assemblaggio di solo due tipologie di “mattone Brix” è possibile realizzare pareti e solai strutturali, senza bisogno di nessun altro elemento; questo rende molto facile la costruzione che può essere fatta in proprio e senza ricorrere a maestranze eccessivamente qualificate.
L'elemento è in grado di realizzare edifici fino a tre piani in assoluta sicurezza sia dal punto di vista strutturale che termico e sismico.
In merito al consolidamento sismico lo stesso gruppo di giovani ha presentato uno strumento in grado di dare l'impronta sismica di un edificio che permette di avere uno stato complessivo della qualità del costruito da confrontarsi con l'esito di un terremoto, avendo così un rapido strumento per valutare la stabilità del manufatto dopo l'evento pernicioso.
Nel confronto con il pubblico in sala è emerso che tale sistema sfrutta la tecnologia dei micortremori che è stata oggetto di un lavoro compiuto tempo fa dal geologo Giovanni Michiara, a cui anch'io ho partecipato, mirato a valutare lo stato conservativo dei manufatti in seguito a terremoti, ma anche per valutare l'efficacia delle operazioni di consolidamento.
Il sistema dei microtremori, infatti, permette di definire lo spettro vibrazionale di un edificio prima di procedere ad opere di consolidamento strutturale e successive a queste; dal confronto tra le due prove è possibile valutare la maggiore o minore implementazione della rigidità del manufatto compiendo quindi delle valutazioni sulle operazioni compiute.
Per approfondire il tema è possibile consultare la pagina di GEOfaber a questo link.

#lonatocheverrà: intervento della mattina del 21 luglio

La Prof.ssa Alberta Cazzani ha introdotto le problematicità ambientali e paesaggistiche del lago di Garda in relazione al sistema vincolistico che, apparentemente, ne tutela l'interezza.
Da un analisi qualitativa è evidente che il lago di Garda e sufficientemente tutelato sia mediante azioni dirette (secondo l'art 136 del D.Lgs 42/2004) sia per gli effetti della ex Legge Galasso.
Se però concentriamo l'attenzione su una seria e compiuta analisi in relazione a questo sistema ci accorgiamo di tutta una serie di complicazioni, apparentemente banali, ma che hanno determinato la totale inefficacia dei dispositivi di tutela, come la situazione attuale di caos urbanistico ci ricorda ogni volta che percorriamo la gardesana occidentale.
In modo particolare le varie modalità di tutela fanno generalmente capo a concetti ottocenteschi di “quadri paesaggistici”, “vedute pittoresche, ecc. o a situazioni emergenziali generiche legate ad aspetti fisici, come i 300 m. dalla costa o aree all'interno dei parchi.
In nessun caso vi è una chiara definizione delle modalità precise con sui questi vincoli debbano essere gestiti, lasciando ai progettisti, ma anche agli organi di tutela una libertà interpretativa che di fatto ha reso impossibile la loro applicazione.
A questo si aggiunge che spesso lo stesso elemento di tutela genera confusione, non essendo chiaro sulle aree interessate o non trovando corrispondenza in cartografie precise: giova ricordare che nei due sistemi informatizzati che gestiscono la cartografia di vincolo (SIBA regionale e SITAP nazionale) lo stesso vincolo spesso occupa porzioni di territorio differenziato.
In questa situazione di caos normativo il tentativo che l'equipe di cui fa parte Alberta Cazzani sta compiendo in sede di revisione del Piano Paesistico Regionale è volto a ridefinire in modo chiaro i perimetri di vincolo, anche attraverso una loro ri-definizione dove si sovrappongono, così da avere una volta per tutte una chiarezza sulla loro zona di applicazione, ma sopratutto il maggiore sforzo è indirizzato a stabilire dei criteri applicativi chiari, per stabilire, finalmente, cosa è possibile fare in una data zona di tutela.
L'efficacia di questo lavoro è stata recentemente resa operativa grazie all'accordo stabilito da Mibact e Ragione Lombardia siglato a Milano proprio nelle ore in cui si stava volgendo il nostro incontro.
In questo accordo il lavoro di sistemazione dei vincoli e di definizione dei criteri di “utilizzo” avrà valore anche per il Ministero, rendendo pienamente efficace quanto previsto: in questo modo la nuova stesura del Piano Paesaggistico Regionale potrà avere quella forza giuridica per far valere le sue disposizioni in tutte le sedi di tutela.
Il compito dei revisori del Piano Paesistico Regionale può quindi concentrarsi sulla produzione di una cartografia che individui correttamente il perimetro di vincolo, mettendolo in relazione, ed è questa una interessante prospettiva, con tutti i vincoli presenti in zona, siano essi paesaggistici, ma anche ambientali e relativi a siti UNESCO ed altri strumenti presenti.
Il processo di sistemazione vincolistico avverrà con la creazione di ambiti omogenei in cui il paesaggio lombardo verrà suddiviso aggregando in questo modo disposizioni di tutela apparentemente diversificate, ma in realtà spesso ripetitive o ridondanti.
All'interno di questi ambiti saranno prodotte tavole in grado di leggere i caratteri tipologici, formali e paesaggistici che il sistema vincolistico intendeva salvaguardare in relazione al suo stato di conservazione; in questo modo gli operatori chiamati ad agire su un determinato Bene saranno in grado di capire quale è il suo valore, ma sopratutto quanto ne è rimasto.
Chiarita l'estensione territoriale, la natura e lo stato di permanenza di un dato vincolo sarà quindi possibile trovare una schedatura puntuale e di dettaglio su quali sono le azioni consentite o vietate, ma sopratutto gli strumenti con cui operare per salvaguardare quanto rimane del paesaggio lombardo che presenta ancora un certo valore da trasmettere alle generazioni future.
In tutto questo agire è fondamentale la partecipazione di tutti gli “attori” presenti e che operano sui Beni paesaggistici in questione, ad iniziare dalla politica che spesso si disinteressa di quanto si sta facendo per poi intervenire in sede di approvazione con tagli e “snaturamenti” arbitrari di quanto prodotto.
C'è da augurarsi che in questa nuova sfida la politica sia partecipe della fase progettuale portando il suo necessario apporto ideologico ed operativo per produrre un risultato il più possibile condiviso ed in grado di superare indenne le varie fasi approvative.